dæmnünprëtty |
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| you take me to the edge – Per fortuna quel giorno le ore di lezione passarono in fretta dato che erano gli ultimi mesi di scuola. Jane e gli altri non si affrettarono a raggiungere la mensa, perché avevano il tavolo prenotato e nessuno si sarebbe mai permesso di rubarlo loro. Si sedettero, il loro tavolo era al centro della stanza e Jane si soffermò a cercare con lo sguardo il tavolo degli sfigati. Non entrarono per pranzare e la ragazza sentì un nodo allo stomaco, tanto era preoccupata per quel povero ragazzo a terra. – ragazzi mi sento poco bene, vado in bagno- li liquidò con una scusa ma nessuno sembrava preoccupato per lei. Emily e Emma discutevano quale smalto sarebbe stato meglio sulle loro unghie, mentre i ragazzi ridevano sulla figuraccia che aveva fatto uno del primo agli allenamenti di nuoto. Jane se ne andò e raggiunse il corridoio principale sperando di trovarli lì, ma niente. Passò in rassegna diverse classi, ma neanche lì li trovò. Stava per tornare alla mensa quando sentì delle voci provenire dall’aula di musica. Si avvicinò con fare lento e si mise un secondo ad origliare quello che dicevano. – No, Harry, non va bene- disse una voce femminile. – Sam, lascia stare, per favore- quello che parlò doveva essere l’Harry citato prima. Aveva una voce abbastanza profonda. – Non dirle di lasciar stare. Non meritiamo tutto questo- questa volta a parlare fu un ragazzo con una voce ancora più profonda di quella di Harry. – Lo so che non ce lo meritiamo, ma ormai è così. Sono tre anni che va avanti, ci siamo abituati, no?- parlò di nuovo Harry, che evidentemente stava mangiando visto che si capiva poco quello che diceva. – no, non ci siamo abituati- parlò un’altra ragazza con la voce un po’ più acuta di quella di Sam. Jane non capiva di cosa stessero parlando, ma decise di continuare a sentire la conversazione. – Brooke, ti prego, non ne parliamo okay?- Harry si ostinava a lasciar stare quando gli altri volevano assolutamente che non lo facesse. – mi sono rotto le palle di quei cinque deficienti che ci prendono sempre in giro- disse un altro ragazzo con la voce più acuta rispetto agli altri. – lo so, lo so, ma ignoriamoli e andiamo avanti- Harry concluse il discorso con questa frase e evidentemente cominciarono a mangiare perché Jane non sentì più nessuno parlare. Purtroppo per lei però la porta era semi aperta, ma non essendosene accorta prima, si appoggiò un po’ e questa si aprì di scatto. Ben otto teste si girarono verso di lei contemporaneamente e solo quattro di loro sputarono il panino che stavano mangiando. –che schifo- borbottò una ragazza dai capelli color mogano non lunghissimi, visto che uno di loro con i capelli neri che gli coprivano la fronte le aveva sputato il cibo sopra. – tu che ci fai qui?- Harry guardò la ragazza sulla porta, di solito pallida,ora rossa per l’imbarazzo. – Io beh- Jane non sapeva come spiegare la sua presenza lì e neanche gli altri sapevano come fare. La ragazza però penso di dover riacquistare un po’ di dignità così si ricompose e aggiunse – non pensavo ci foste voi. Se lo sapevo non sarei di certo entrata no?- fece una leggera smorfia, ma dentro di sé sapeva che quella non era la verità. I ragazzi e le ragazze la guardarono un attimo, un po’ impauriti, un po’ sorpresi, ma non osarono replicare. Jane girò sui tacchi e se ne andò con fare veloce per ritornare dal suo gruppo di amici. Ci pensò un attimo prima di varcare la soglia della mensa, ma quando lo fece tutti quanti se fermarono a guardarla. Lei fece un piccolo sorriso e tutti si rasserenarono, vedendo che stava bene. Raggiunse il suo tavolo e si sedette vicino a Steph che le aveva fatto posto. – Allora, come stai?- le chiese. Lui era l’unico che dentro a quel gruppo si preoccupava davvero lei. Lui era innamorato di lei dai tempi delle medie, ma lei non l’aveva mai ricambiato. – Sto bene, grazie- finse lei con il sorriso migliore che poteva fare. Jane tornò a dialogare con gli altri, come se niente fosse.
è un po' corto, ma vabè uu
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